Vera Melis, una ragazzina di undici anni appassionata di astronomia, scompare misteriosamente sulla costa ligure, mentre sta spargendo al vento le ceneri del suo amato cane. Due anni dopo torna a casa senza ricordarsi nulla della sua vita passata. I genitori sono sconvolti ma l’esame del DNA conferma che si tratta proprio di Vera. Con il tempo i ricordi iniziano a riaffiorare e la ragazza si rende conto di aver vissuto la vita di Elías, un vigilante dell’osservatorio astronomico Alma, in Cile. Elías, clinicamente morto per infarto, si era risvegliato nello stesso momento in cui Vera era svanita nel nulla.
38° Torino Film Festival
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Nuovo cinema paralitico è un progetto nato dalla collaborazione tra Davide Ferrario e lo scrittore e poeta Franco Arminio. Attraverso numerosi cortometraggi, il progetto vuole restituire l’immagine poetica di un’Italia “marginale”, lontana dai centri abitati e dimenticata dai media ufficiali. Il titolo rimanda affettuosamente al film di Giuseppe Tornatore, ma con il termine “paralitico” si indica una scelta consapevole: un cinema che fa della lentezza e dell’intensità dello sguardo, posato sulla quotidianità, il rimedio contro il sensazionalismo e la dittatura dell’attualità che dominano nella comunicazione.
Ezio Gribaudo, artista, editore e promotore culturale torinese, oggi novantenne, apre le porte del suo studio: uno spazio traboccante di tele, fotografie, oggetti, attrezzi del mestiere. Racconta del suo incontro con l’arte, di come non abbia mai cessato di dipingere, scolpire, costruire, sperimentando tecniche e materiali. Nella sua vita è stato consacrato dalla Biennale di Venezia, dal Quadriennale nazionale d’arte di Roma, dalla Biennale di San Paolo; è stato insignito della Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte; oggi le sue opere sono esposte al MoMA, alla Peggy Guggenheim Collection, alla Ca’ Pesaro di Venezia, al Musée des Arts Decoratifs di Parigi… Fin da giovane, poi, ha avviato l’attività di editore, pubblicando più di ottanta monografie sull’arte novecentesca. Il film racconta la singolare vicenda di un artista che ha plasmato la propria vita sulla propria vocazione, ampliando i propri confini e le possibilità di fare esperienza del mondo.
Cento milioni di euro spariscono a seguito di una frode telematica. La principale sospettata è una cliente di Fernando Piazza, avvocato milanese figlio di Ugo, noto criminale ucciso anni prima. La madre di Fernando, Nelly, ha lottato tutta la vita perché il destino del figlio fosse diverso da quello del padre, ma ora Fernando si trova in pericolo. La società alla quale sono stati sottratti i soldi è infatti una copertura della ‘ndrangheta, intenzionata a vendicarsi e pronta a far scoppiare una guerra tra cosche. Un omaggio al cult Milano calibro 9 (1972) di Fernando Di Leo, consacrato dalla presenza dell’icona Barbara Bouchet.
Tra Roma e Torino si intrecciano le storie di una galleria di personaggi sopravvissuti alla violenza politica e al terrorismo negli anni ’70. Luigi frequenta il collettivo universitario di Medicina di Roma e Francesco il liceo Augusto, entrambi sono feriti nell’inverno del 1974 dai neofascisti. Nella Roma delle radio libere, nel 1979, Nunni e Anna, due femministe del collettivo casalinghe, sono colpite dai Nar. Vincenzo è un poliziotto del sud, unico scampato a un conflitto a fuoco con i brigatisti rossi a Piazza Nicosia. Renzo è un bancario colpito a Torino, insieme ad altri, nell’unico attacco compiuto da Prima Linea contro una scuola. La straordinaria “normalità” degli anni di piombo della gente comune: uomini, donne, ragazzi con un piede impigliato nella Storia, voci sommesse che aspettavano di essere ascoltate.
Gli Stati Uniti sono considerati un simbolo di libertà, il grande esperimento sociale fatto di principi democratici, uguaglianza e ricerca della felicità. Ma questo ideale di prosperità e libertà individuale riflette la vita di tutti i cittadini americani? My America racconta gli Stati Uniti di oggi: una nazione alle prese con problemi sociali sempre più complessi e tensioni politiche accentuate che hanno indebolito le caratteristiche distintive di quella che è considerata la democrazia più potente del mondo. Accanto a questo malessere sociale, vi è anche la capacità e la determinazione di cittadini comuni che cercano di sfidare e riparare la fibra morale del Paese.
Maria S. vive vicino al mare, in provincia di Napoli. Ha un lavoro precario, nessun amore. Una madre praticamente muta. Quarant’anni prima, un militante dell’estrema sinistra ha ammazzato suo padre, vicebrigadiere di polizia poco più che ventenne, nel corso di una manifestazione politica. Maria è nata due mesi dopo. Un giorno apprende che l’omicida del padre ha un nome, un volto, un lavoro. Ha scontato la sua pena e vive a Milano. «Adesso so chi odiare», pensa Maria. Si tinge i capelli e prende un treno veloce per andare a incontrarlo. Ha con sé una pistola.
Nel tempio di Elicona, mitica sede delle muse dell’arte, Thalia deve gestire le altre sorelle. Quando un corriere dell’agenzia di consegne AmaZeus recapita un pacco al tempio, le muse saranno tentate dalle nuove tecnologie: l’anfora di Clio permetterà loro di realizzare ogni richiesta in cambio dei propri dati personali. L’anfora di Clio, che doveva essere l’ultimo capitolo della trilogia teatrale su Le muse di Elicona, a fronte dell’impossibilità di andare in scena a causa del lockdown di primavera, si reinventa come opera movie, un prodotto audiovisivo capace di unire differenti linguaggi, dal cinema all’opera lirica.
Goffredo Fofi non vuole essere considerato un intellettuale, però ha passato la vita a fondare riviste, scrivere libri, recensire film. Il film racconta il suo instancabile lavoro politico e culturale e i suoi incontri con figure illustri come Elsa Morante, Carmelo Bene, Danilo Dolci, Aldo Capitini, Totò, Luis Bunuel, Ada Gobetti, Raniero Panzieri, Pasolini, Fellini… Persone con cui «è stato bello litigare», ma con cui, in certi casi, è stato altrettanto bello riconciliarsi. E poi il ’68, i gruppi extraparlamentari, gli eccessi ideologici, la scoperta di nuovi scrittori e registi, il lavoro sociale come risorsa della politica. Dal profilo di un intellettuale eretico e di uno straordinario organizzatore culturale emerge una visione fortemente critica della società italiana, dei suoi meccanismi di potere, delle ingiustizie che la segnano.
Tra la metà degli anni ’60 e il 1980, l’arte in Italia conosce un momento di gloria sulla scena internazionale. Le opere escono dalla cornice per invadere il mondo, entrare nelle strade e nelle piazze, nei garage e nei parcheggi sotterranei, in un incredibile intreccio con la realtà quotidiana dell’epoca. I galleristi e i critici italiani aprono le porte agli artisti internazionali più estremi, come Joseph Beuys, Herman Nitsch o Marina Abramovic, che trovano nel nostro paese occasioni di sperimentare con grande libertà linguaggi visionari e provocatori. Il film racconta un periodo che vede l’Italia al centro dell’avanguardia.
Cosa succede quando una scuola deve chiudere per un’emergenza sanitaria? La comunità scolastica si ritrova a modificare azioni e pratiche, riconfigurando i suoi stessi ruoli. Spesso arrivando dove altre istituzioni non riescono ad agire. Questo è il racconto di quanto è avvenuto in alcune scuole di Torino: raccoglie voci e materiali realizzati durante la chiusura degli istituti da studenti e docenti; è al tempo stesso una cronaca, una testimonianza e una verifica sui temi che l’emergenza ha messo in luce. Un racconto corale, la storia di una scuola che ha voluto essere più vicina, perché nessuno si sentisse escluso. E anche una riflessione su quello che potrebbe essere, in un futuro che non è mai stato così vicino.
Tre fratelli si ritrovano nella casa della loro infanzia. C’è una cosa che la madre deve dire loro. Sono i giorni che precedono il Natale. Con loro c’è anche una ragazza. Ha un aspetto così familiare. Ci sono un’attesa e una vicinanza forzata. Un pesce nuovo per l’acquario e un anello di fidanzamento. Vecchi quaderni di scuola e un telecomando che non si trova. Un telefono che squilla e una vecchia storia di sciamani pellerossa. Ci sono certi spiriti, in quella casa, che faticano ad andare via.
Trentenne e in procinto di sposarsi, Lena è in crisi con il fidanzato e non riesce a spiegarsi la sensazione di vuoto che la circonda. Grazie alla compagnia degli amici mitiga in parte la propria insoddisfazione, ma alla lunga si stanca di una vita fatta di studio, chiacchiere e serate fuori. Troverà rifugio solamente nelle conversazioni telefoniche con uno sconosciuto, incontrato casualmente durante un temporale estivo. Film simbolo della stagnazione dell’era Brežnev, ritratto di una generazione di moscoviti persi nei propri sogni e privati di prospettive.
Padre Antonio Loffredo è il principale fautore della rinascita del Rione Sanità, a Napoli. Dalla chiesa di Santa Maria della Sanità si dipanano le storie di tutti i protagonisti del film, con sviluppi, intrecci, speranze, difficoltà superate e da superare. Ragazzi che hanno ripreso in mano il proprio destino seguendo un sogno a cui hanno dato solidità e certezza: gestione e guida delle Catacombe, scuole di teatro, musica, scultura, un nuovo centro sportivo. Tutto questo, che solo quindici anni fa sembrava impossibile, è diventato realtà. Come ama ripetere padre Antonio Loffredo, «alla Sanità l’Umanesimo o diventa umanità, o muore».
Attingendo al prezioso archivio di performance artistiche di Franca Valeri (scomparsa a cento anni lo scorso agosto) conservato nelle Teche Rai, il film offre una visione a tutto tondo di una delle attrici che hanno segnato la storia del teatro e della televisione, capace di offrire con la sua arguzia, la sua ironia e i suoi personaggi iconici uno spaccato della società dell’Italia del dopoguerra. La Rai ha avuto da Franca Valeri un contributo straordinario: l’originalità delle sue partecipazioni, l’intelligenza con la quale ha raccontato i mutamenti di costume hanno creato, dalla radio alla tv, un nuovo linguaggio della comicità femminile.